Non si è mai soli

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DNA psicologico
Trovare la propria abbondanza

In questo anno straordinario di pandemia che ha accumunato tutti i popoli, le parole che sono state pronunciate o che abbiamo ascoltato maggiormente sono solitudine, isolamento, mancanza di contatti, difficoltà. Le persone hanno vissuto questo periodo come una grande disgrazia.
In questo scritto non parlo dei problemi di salute o economici che hanno avuto molte persone, perciò abilitate a lamentarsi, scrivo per gli altri sani, che come mai hanno vissuto tragicamente le regole di mancanza di contatto sociale?
Cosa ha fatto sembrare un fiume che tracimava la folla che si è riversata nelle strade ogni volta che veniva annunciato che si allentavano i vincoli sullo spostamento e sull’orario di chiusura dei locali pubblici?
Quale impellente bisogno ha fatto creare assembramenti e abbandono delle mascherine come se le persone uscissero da anni di clausura?
Chi è quella folla che si muove come un’onda del mare formata da un insieme di individui indistinti e quasi tutti uguali vedendoli in distanza?
Allora se la pandemia ha fatto capire che siamo tutti connessi, lo spettacolo offerto da qualsiasi folla nel mondo sembra far capire che siamo tutti uguali?
Se la rivelazione che siamo tutti connessi è una bella rivelazione per comprendere che è possibile rimediare ai disastri ecologici fatti dall’ingordigia dell’uomo, perché è sotto gli occhi di chi gestisce il potere se volesse vederlo, però la constatazione che sembriamo tutti uguali è molto amara.

Non siamo tutti uguali, per fortuna, ma la massa delle persone sembra  volere questa omologazione, con stessi desideri o stesso modo di pensare.
Quello che mi ha guidato per tutta la vita è stata la ricerca del mio destino, della mia identità, per arrivare a ben comprendermi, a vivere come desidero e a non volere essere confusa con gli altri, sia nella mia professione, sia nella mia vita.
Un cammino interessante pieno di ogni sorta di sorprese e di traguardi raggiunti.
Con questa sicurezza posso dedicarmi a chi soffre per aiutarlo a trovare la sua identità per poter prendere decisioni autonome e confortanti per vivere una vita appagante.
Questa è la strada della capacità di cambiare per migliorarsi e se si vuole che la politica sociale, ecologica ed economica del mondo cambi, la prima cosa da fare è cambiare noi stessi.
Parlando di cambiamento non significa rivoluzionare la propria vita, ma piuttosto migliorarla per apprezzarne anche i più piccoli particolari.

DNA psicologico

Dopo questa premessa torno a riferirmi alle parole scritte in inizio, quelle che si sentono espresse da molti riferite a questo periodo di emergenza sanitaria: solitudine, isolamento, mancanza di contatti, difficoltà.
Per apprezzare la vita non bisogna possedere ricchezze, ma avere la capacità di guardarsi dentro e scoprire quanto siamo ricchi di ciò che non abbiamo mai considerato che è li in noi e attorno a noi.
Trascrivo questa frase di Charles Caleb Colton: “Le ricchezze ci possono permettere di fare dei favori, ma per farli con proprietà e grazia, ci vuole qualcosa che le ricchezze non possono dare.” Citazione che fa parte del manuale di life coaching della mia scuola.
Queste proprietà sono dentro di noi da tanto tempo, sono nel DNA psicologico che abbiamo da sempre, perché siamo parte della Natura da quando l’uomo viveva in simbiosi con la Natura che rispettava, perché lo nutriva come una madre.

I piccoli particolari li notano gli animali, ma anche i fiori e gli alberi e lo si capisce se li osserviamo con occhi attenti, perché tutto quello che è in natura ha un suo linguaggio e dimostra di avere saggezza e sentimenti. Chi possiede un animale domestico, amandolo, lo osserva e può imparare la capacità di apprezzare le piccole cose che lo rendono felice, ci possono insegnare ad apprezzare il tempo e il valore dell’affetto non solo per le persone. Hanno occhi e orecchie che raccolgono ogni informazione, non sfugge loro nulla.
Tanto possiamo arricchire la nostra vita, nei momenti di scarsità, per trovare la verità di quanto siamo abbondanti e per questo cito un esempio di come il mondo cambi vedendo l’abbondanza o non vedendola: è una storia raccontata da un uomo indiano di quando era un ragazzo e viveva con suo nonno in una casetta di legno lungo le rive di un lago. In inverno, il vento soffiava tra le assi di legno della casa. Per quel che sapeva il ragazzo, la vita era la più grande avventura di tutti i tempi, descriveva felicità e gioia nella vita di tutti i giorni che era illimitata e piena di gioia nelle sue espressioni giornaliere. Avevano ogni cosa di cui avevano bisogno. Ma poi un giorno un uomo bianco entrò nella casa di suo nonno e dichiarò la coppia povera e bisognosa di assistenza. L’uomo indiano disse che la sua vita di ragazzo (in realtà tutta la sua vita) cambiò in quell’istante. Con una brutale caduta verbale, la mentalità di abbondanza fu sostituita da mentalità di scarsità, la grande avventura che era la sua vita iniziò in quel momento ad ossidarsi.

Alcune persone potrebbero dire che l’uomo bianco che entrò in quella casa, in realtà introdusse una nota di concretezza e di avvedutezza e descrisse le cose come erano realmente. Noi non la pensiamo così.
Guardando la stessa situazione, entrando in quella casa sulle rive del lago ghiacciato, avremmo detto che il ragazzo e suo nonno erano straordinariamente ricchi in confronto a persone che hanno molte cose e molto denaro in banca o le cui case non hanno alcun vento che le attraversa.
La nostra posizione in relazione a questa storia è che l’uomo bianco era bravo a dichiarare che il ragazzo, dal suo punto di vista, era povero. L’ha fatto senza offrire alcuna definizione specifica di cosa significhi essere ricchi.

Trovare la propria abbondanza

Se noi sappiamo apprezzare cosa ci rende ricchi, abbiamo una riserva che ci tranquillizza per poter focalizzarci su quanto è necessario fare, inventare, combattere per procurarci ciò che ci serve materialmente senza svuotarci od esaurirci, perché chi ha letto e conosce la legge dell’attrazione sa che un essere umano esausto e svuotato non attrae la ricchezza, la spaziosità e l’apertura, infatti, attrae risorse più esauste e svuotate.
Molti scrittori spirituali dicono che sia a disposizione nell’universo, abbondanza di tutto ciò di cui si ha bisogno. È la nostra cecità che ci trattiene dal vedere questo fatto. Lavorare con abbondanza di questo tipo è una questione di atteggiamento mentale.
Su questi concetti spirituali si basa la mia scuola di coaching per aiutare le persone a trovare la loro abbondanza che serve per focalizzarsi e lavorare sulla loro scarsità.
La solitudine, l’isolamento e la mancanza di contatti sono ovviabili se curiamo i dettagli per curare la nostra vita prima ancora che per il nostro lavoro, occorre avere occhi per vedere oltre quello che c’è e sentimenti per saper provare raffinate percezioni che la nostra anima ci manda.
Poi tornando alle origini, alla Natura e agli esseri come noi che fanno parte della natura, magari con quattro gambe o con molti rami, è interessante notare che in loro troviamo dei grandi maestri.

Per approfondimenti ti invitiamo a leggere la pagina del sito Donna Medicina – Medicine Woman

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