L’uomo vive momenti indimenticabili e prende decisioni importanti supportato nei ricordi con quelli di una bella cena, in cui colori, profumi, sapori, belle parole, atmosfera raffinata sono gli ingredienti del ricordo.

Migliaia e migliaia di anni fa l’uomo, che viveva in un mondo diverso da quello attuale, si procurava del cibo per sopravvivere attraverso la caccia, la pesca, la raccolta di erbe, frutti e bacche.

Passi avanti nella alimentazione sono stati fatti nell’addomesticare gli animali, la coltivazione dei cereali, dei legumi e degli ortaggi e soprattutto la scoperta del fuoco.

Gli utensili per cuocere si sono evoluti dalle conchiglie e gusci di rettili alla cottura in ceramica, così come il modo di cibarsi, dall’uso delle mani e quindi solo cibi solidi all’uso delle posate, avvenuto solo nel 1700.

I primi testi di gastronomia sono greci del IV secolo a.c., i romani amavano una cucina esotica e sia loro che gli arabi hanno influenzato la cucina medievale, molto speziata per contrastare i pericoli di pestilenze.

Il vino era conosciuto dai tempi degli etruschi, ma veniva servito unito all’acqua e l’arte dell’abbinamento cibo-vino inizia nel 1500 in Italia, Francia, Spagna.

I gusti si raffinano e l’arte conquista sia le cucine che le cantine.

Il 1700 è stato determinante nell’evoluzione del modo di stare a tavola, in quel secolo è nato il primo ristorante a Parigi che ha redatto il primo menu.

Le portate erano tre con due tramezzi e il vino era sempre annacquato.

Nell’800 con la rivoluzione industriale, cui ha corrisposto un’espansione demografica, sono iniziate le preparazioni industriali sottoposte atrattamenti di conservazione.

Nel ‘900 si è rivolta l’attenzione ai problemi igenico-nutritivi legati al consumo degli alimenti e si è iniziato a degustare il vino e le sue proprietà.

L’abbinamento cibo-vino è frutto di ricerche ed è stato considerato come l’aspetto artistico della gastronomia, addirittura comeun’avventura.

In questo momento esiste un decalogo per evitare errori grossolani negli abbinamenti, ma una cosa è certa, non si può parlare di buon cibo senza parlare di buon vino.

Sia per l’uno che per l’altro per imparare ad apprezzarli occorre raffinare la propria sensorialità degli occhi, del naso, del gusto e delle sensazioni che cibo e vino sanno esprimere.

Le sensazioni sono un linguaggio che chi vuole apprezzare la vita anche con la nutrizione, deve conoscere.

Chi assaggia e degusta impiega del tempo nell’osservare colori, dettagli di colore, profumi, intensità, qualità e complessità di profumi, descrizione dei profumi che sono poi confermate dal gusto suddiviso nelle sue componenti.

Per essere raffinati nell’arte dell’alimentazione occorre avere una notevole acutezza sensoriale che sappia percepire i minimi profumi e gusti espressi anche attraverso le tonalità del colore.

Queste particolarità che fanno parte della bellezza della vita, sono anche parte dell’arte del comunicare che si concentra sui dettagli di ciò che si osserva e si ascolta negli altri.

L’acutezza sensoriale, che alle origini dell’uomo era necessaria per fiutare i pericoli, oggi è necessaria per avere una vita qualitativa nel rapportarsi con gli altri nel comunicare con loro, come nel rapportarsi con se stessi per permettersi di avere piacere nel vivere.

Questa peculiarità è un traguardo che si può raggiungere imparando, modificandosi, cambiando.